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Comandante Lucio Vasta

Lucio Vasta, classe 1879, capitano di lungo corso, uno straordinario uomo di mare, uno dei più grandi nomi della Riposto marinara.

Parliamo finalmente di questo intrepido comandante, di questo cursore di mari e oceani con navi a vela, a vapore e da guerra, di questo raro e proprio lupo di mare.

Figlio d’arte, in quanto ardito uomo di mare anche il padre capitan Giovanni, del comandante aveva, assai caratteristicamente, anche la figura. Altero, pur intimamente umano, aitante, viso cotto dai venti e dalla salsedine, sguardo penetrante per l’abitudine a scrutare lontano, voce alta di soggiogante timbro, pipa eterna, il piglio dell’uomo abituato a comandare.

A 17 anni s’imbarcava da mozzo ed è facile immaginarlo a rizzar vele, correndo dalla mezzana al trinchetto, al bompresso, stare al timone, fino a prendere, dopo aver percorso tutti i gradi, il comando, a soli 30 anni, del veliero in ferro “Caterina Accade” di 1500 tonnellate, forse, per grossi velieri, il più giovane comandante europeo del tempo.

Parte, con tale veliero, da Liverpool per Sidney in Australia, via Capo di Buona Speranza. Bravissimo conoscitore delle correnti atlantiche e sfruttando persino la periferia di un ciclone, compie quella traversata a tempo record, mentre con il bastimento medesimo arrivò poi ad effettuare ben sette giri di circumnavigazione con scali in Australia, Sud Africa e Sud America.

Successivamente eccolo a navigare con piroscafi a tessere l’Atlantico a Nord e a Sud. In viaggio per il Sud America, si ferì ad una gamba per una pallottola esplosa accidentalmente da una rivoltella che era solito tenere a portata di mano, un’abitudine presa da comandante di velieri, quando c’era da tenere bada ciurme minacciose anche di ammutinamento. Ma, per medicarsi, da poco uscito da Gibilterra non volle sentire di tornare indietro e la pallottola gli fu tolta in Brasile.

Nel 1918, durante la prima guerra mondiale, è al comando, con il grado di Primo Tenente di Vascello, di un piroscafo armato. In Atlantico, sente, ad un tratto, il marinaio di vedetta (è il ripostese Giovanni Mandola, al quale dobbiamo questo ed altri racconti sul conto del comandante Vasta, con il quale egli navigò per molti anni) gridare dalla coffa: «Lontano a dritta un bastimento a vela». Pochi minuti ed il comandante, ancora con il binocolo puntato, dà l’ordine di all’erta. Era un sommergibile nemico camuffato da veliero, procedente verso il piroscafo. Il Vasta, appena ritiene il nemico a tiro, risolutamente ordina di far fuoco; il sommergibile risponde e per tre ore è battaglia a cannonate, tenendo lontano il sommergibile e abilmente manovrando per evitare i siluri, fin quando lo scontro deve cessare per il calare della sera. Ma l’indomani, appena l’alba, il sommergibile, emergendo a sorpresa, si vendicava, silurando a morte il piroscafo. Comandante ed equipaggio, salvi, in balia dell’Oceano, poi raccolti da un piroscafo inglese.

Riprendeva, il comandante Vasta, nel primo dopo guerra, il suo andare per i mari, con vari piroscafi, l’ultimo dei quali il grosso “Sic vos non vobis”.

Andava in pensione, dopo lunghissima carriera, avendo percorso a vela le rotte più perigliose, dalle sperdute Falkland al Labrador, dalle Indie alle Isole della Sonda, dal Mar di Cina ai porti americani del Pacifico; aveva doppiato 24 volte Capo Horn.

Richiamato, durante l’ultimo conflitto, rientrava nella vita civile, per essere chiamato, sia pure per breve periodo, a Commissario dell’Ospedale di Giarre, chiudendo la sua attività con questa carica così estranea ad un lupo di mare, ma addicentesi ad un uomo integerrimo e di alta levatura quale era stato, anche come ufficiale superiore della Marina Militare, nella cui qualità assumeva, alla fine, la presidenza dell’Associazione Ufficiali in concedo di Giarre-Riposto. Moriva nel 1962

Mariano Torrebella

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